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Tennis, D’Adamo e i segreti del “coach” al CT EUR

Vagabondo per mestiere” è il titolo dell’ultima fatica editoriale di Massimo D’Adamo, presentata al CT Eur venerdì 24 febbraio. A fare gli onori di casa il consigliere Bruno Costi  che ha aperto la stagione culturale  2017 del Circolo Tennis Eur nel quadro del ciclo di conferenze avviato dal Consiglio  Direttivo insediatosi nel 2016.

Di fronte a loro una platea qualificata, costituita da tutta gente che con la racchetta da tennis ha un rapporto quotidiano, fra i quali il maestro Giuseppe Pozzi e Michele Fioroni, Direttore della Scuola Tennis del Circolo.

Massimo D’Adamo ha percorso tutte le fasi di una carriera di insegnante prima di base, come maestro di tennis, e poi di perfezionamento d’alto livello. E’ stato Direttore del Centro Tecnico del Foro Italico, Direttore Organizzativo del Centro Tecnico Federale di Riano Flaminio, responsabile under 18, selezionatore e capitano di numerose rappresentative naizonali, coach internazionale, formatore di giocatori di Coppa Davis e allenatore di tennisti in Giappone. Questo libro, scritto con stile fluido, brillante e ironico, è un po’ la “summa” di una vita trascorsa ai bordi di un campo di tennis in giro per il mondo. Non è una guida per giocatori o coach, bensì un racconto di storie, le “Avventure di un coach alla ricerca del Sacro Tennis”, come recita il sottotitolo.

Un libro utile – spiega Adriano Panatta nella prefazione – ai molti ragazzi che oggi sognano, sperano, o magari si stanno già dando da fare per diventare i coach del tennis futuro. Perchè, vedete, cari ragazzi…il coach è un mestiere da interpretare, da affrontare in prima persona, mettendosi in gioco, e gli interpreti non potete essere che voi. Con la vostra preparazione, il vostro modo di essere, il lavoro e lo studio che ci avrete messo. Se vi pare poco…”.

Quella del coach è una figura che a detta di molti fa il buono e il cattivo tempo nella crescita dei giocatori. Una figura spesso mitizzata, altre volte bistratta e comunque legata alla realtà dei nudi risultati, come accade del resto per gli allenatori di calcio. Restano però numerose le domande sul suo operato: è una figura realmente utile o solo una moda ? Il grande giocatore è anche un grande coach ? E’ un insegnante in grado di dare le dritte giuste o è più un factotum ? E ancora: è più o meno importante di un insegnante di base ? E soprattutto: è il coach a fare il giocatore o il giocatore a fare il coach ?

Il libro di D’Adamo offre risposte a queste domande, mettendo a nudo il rapporto tra coach e giocatori, i genitori e il sistema tennis nel suo insieme.

Eccone alcune utili a chiunque giochi a tennis: il colpo più importante nel tennis? “La seconda palla di servizio”. L’approccio giusto alla partita? “Non importa se la palla va dentro o fuori, l’importante è fare la cosa giusta”. Il consiglio per vincere un match? “ La pazienza”. Il rapporto giusto con i genitori dei ragazzi? “Rispetto delle rispettive sfere di competenza”.

Inevitabilmente qualcuno dalla platea ha ricordato il rapporto tra l’autore del libro e Federica Bonsignori, interrotto bruscamente per scelta del primo. D’Adamo ha ammesso di avere sbagliato a prendere quella posizione, dettata forse da un moto d’orgoglio di cui avrebbe potuto fare a meno. Ma sono gli incerti di una professione difficile, complicata, spesso ai limiti della psicanalisi per le implicazioni che può avere nel rapporto con un giocatore in uno sport come il tennis in cui l’aspetto mentale è preponderante.

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